Arione 2013, Piccinin

Oggi si parla di un metodo classico diverso: diverso per la provenienza, estranea ai soliti circuiti francesi (Champagne) o italiani (Franciacorta, Trento, Alta Langa ecc.), per il vitigno utilizzato (la Durella, che viene partecipa con successo a tante spumantizzazioni ma insomma, non è certo Chardonnay o Pinot Nero…), e per quanto posso intuire mi pare diverso anche il metodo produttivo. Ma andiamo con ordine.

La piccola cantina nella provincia di Verona (circa 15000 bottiglie) è quella di Daniele Piccinin, folgorato sulla via di Angiolino Maule, tanto da diventare vicepresidente di Vinnatur con tutto quel che ne consegue: vigne in cui viene limitato l’intervento dell’uomo e quindi ricche di piante spontanee, uso esclusivo di preparati vegetali e rame e zolfo, nessun intervento in cantina eccetera.

In passato ho assaggiato qualcuno dei suoi vini in vari banchi di assaggio, e li ho trovato piacevoli ma oggettivamente “derivativi”, nel senso che ho riscontrato più una somiglianza con i prodotti di Maule, ma stavolta Piccinin si è avventurato in un territorio nuovo, la spumantizzazione, realizzando il metodo classico Arione di cui tira circa 4500 bottiglie.

Avvertenza, questa è una degustazione senza rete: di solito scrivo quel che penso, ma poi butto un occhio al sito per produttore per verificare di non avventurarmi in idiozie sesquipedali sulla metodologia di produzione, ma stavolta non trovo alcuna informazione, quindi sappiatevi regolare…

Arione-MC-Daniele-Piccinin-20160428114356764Denominazione: VSQ
Vino: Arione
Azienda: Daniele Piccinin
Anno: 2013
Prezzo: 20 euro

Il colore dorato intenso lascia pensare al legno o piuttosto ad una breve macerazione, e il naso sembra confermare questa seconda impressione: i profumi sono molto intensi di frutta quasi surmatura.

La carbonica è piuttosto delicata sul palato e il è calore moderato; a spiccare più che la freschezza (che comunque non manca) è la grande sapidità, che resta a lungo in bocca anche a sorso completato e mi pare di avvertire anche un filo di astringenza da tannino, ulteriore conferma della avvenuta macerazione; si chiude con un corpo agile, sottile ma non magro e un finale di discreta lunghezza.

Sicuramente una bevuta diversa dal solito, magari non elegantissima come si è abituati a pensare quando si tratta un metodo classico con lunghi mesi di affinamento, però comunque piacevole e interessante.

Vino da provare in abbinamento a crostacei e frutti di mare: la contrapposizione tra la sapidità spiccata del vino e la tendenza dolce del del cibo promette interessanti sinergie.

Il bello: personalità, sapidità

Il meno bello: complessità e finezza un po’ limitate

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