Champagne Vergnon Grand Cru Éloquence

L’azienda di J.L. Vergnon possiede sette ettari nella Cote des Blancs (la zona più mitizzata dagli appassionati di bolle a base Chardonnay), precisamente nel comune classificato Grand Cru di le Mesnil-sur-Oger.

Questo Éloquence è assemblato in gran parte con vino di una stessa annata più il 25% di vini di riserva, vede solo acciaio ed esegue almeno 3 anni di affinamento.

Denominazione: Champagne
Vino: Éloquence
Azienda: J.L. Vergnon
Anno: –
Prezzo: 35 euro

L’aspetto è il classico giallo paglierino scarico, con bolla manco a dirlo sottilissima.
Il naso si declina su eleganti note di mandorla tostata e gesso che si ritrovano poi nel anche sorso, accompagnate all’agrume.
In bocca è piuttosto ricco, pieno e sorretto da grande acidità; il dosaggio è praticamente inavvertibile.
Il finale chiude con una leggera sensazione verde, quasi da frutta acerba e regala una ottima persistenza.

Bel bicchiere, degno accompagnamento di formaggi caprini ma anche parmigiano o primi piatti.

Il bello: naso fine, elegante

Il meno bello: accenno verde a fine sorso

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Nizza 2014, Olim Bauda

Mi sembra che l’avvento della denominazione Nizza sia (finalmente) riuscito a regalare un po’ più di visibilità e dignità alla Barbera di Nizza, vino che, per quanto glorioso, soffre di una certa sottovalutazione da parte di tanti appassionati.
E’ un peccato: le Langhe (e ovviamente il Nebbiolo) ad un tiro di schioppo dimostrano come un territorio vocato e un vitigno storico non bastano per raggiungere il successo planetario, ma devono essere abbinati ad una buona sinergia tra produttori, al buon lavoro di tutti gli attori della filiera turistica ed enogastronimica e ad un adeguato storytelling.

La tenuta Olim Bauda si trova in pieno Monferrato, ad Incisa Scapaccino (pochi chilometri da Nizza Monferrato) e la collocazione geografica si riflette nella produzione: varie tipologie di Barbera, Grignolino, Moscato e qualche incursione nel Nebbiolo e nel Gavi.

Denominazione: Nizza DOCG
Vino: Nizza
Azienda: Olim Bauda
Anno: 2014
Prezzo: 25 euro

Il Nizza 2014 è, ovviamente, una Barbera al 100%, e si presenta con un bel colore rosso rubino, carico, denso e quasi impenetrabile.
Al naso arrivano la frutta rossa sotto spirito e una leggera speziatura dolce, mentre il sorso è pieno, ricco di calore alcolico e piuttosto morbido.
La piacevole acidità e il tannino levigato e decisamente controllato sono perfettamente coerenti con le caratteristiche del vitigno.

Bottiglia magari non troppo complessa ma ottima con l’abbinamento adatto (il classico bisteccone, il tagliere di salumi eccetera).

Il bello: Piacevolmente gastronomica

Il meno bello: Un po’ cara

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Champagne Empreinte Brut 2009, Geoffroy

Talvolta le grandi aspettative vengono deluse, e quando capita con uno champagne è ancora più triste, visto che associamo le bolle alla spensieratezza e all’eleganza.

Le note tecniche parlano del classico dosaggio di 6 grammi per litro su base prevalente di Pinot nero (75%) e poi Chardonnay (20%) e Menunier (5%). Solo succo da prima spremitura e niente svolgimento della malolattica.
Insomma, sulla carta un ottimo prodotto, e invece…
Intendiamoci, non che questo 1er Cru sia cattivo, ci mancherebbe, è che da una bottiglia fatta con uve vendemmiate nel 2009, prodotta da una famiglia storica di vigneron che ha sede in un comune prestigioso come Ay e che possiede 14 ettari nei comuni di Hautvillers, Fleury-la-Rivière e Cumières, ci si aspetta francamente qualcosa di più.

Denominazione: Champagne
Vino: Empreinte Brut
Azienda: Geoffroy
Anno: 2009
Prezzo: 30 euro

Aspetto a parte (perfetto), al naso c’è qualche cenno di nocciola e fruttini rossi e poco altro: gradevole, nulla più.
In bocca la bolla è un po’ spessa, i riconoscimenti si fermano all’agrume e il dosaggio è abbastanza avvertibile, tanto che francamente avrei azzardato ben più dei 6 grammi dichiarati, e alla lunga stanca; chissà che il problema sia dovuto alla acidità moderata?

La destinazione migliore, nonostante la prevalenza del pinot farebbe pensare al tutto pasto, credo sia confinata all’aperitivo.

Insomma, una bottiglia cui è difficile trovare difetti oggettivi, tutto sommato dal prezzo corretto rispetto alla denominazione e al blasone, ma che non entusiasma.

Il bello: prezzo corretto, vino gradevole

Il meno bello: non colpisce

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Friulano Zegla 2010, Renato Keber

Uno dei tópoi dell’appassionato di vino è il classico sbattone per trovare la cantina presso la quale hai prenotato la visita: imposti l’indirizzo sul navigatore, ma tipicamente si tratta di una località di campagna piuttosto isolata (e mi sembra anche giusto) che il malefico aggeggio spesso non conosce oppure, peggio, finge di conoscere e poi invece ti consegna al tuo destino (letteralmente: “la tua destinazione si trova sulla destra”) nel bel mezzo di un bosco o di una strada sterrata senza un casolare nel raggio di qualche chilometro.

Ecco, se una volta vi capitasse una gita nel Collio, mentre vi aggirerete con calma tra colline e paesini, non potrete che rimanere un po’ storditi dal continuo imbattervi involontariamente in aziende vitivinicole più o meno note.
Quanto sopra giusto per testimoniare la vocazione di un territorio praticamente unico nel panorama nazionale.

Il centro di questo piccolo (ma neanche poi tanto) mondo è Cormons, il comune in cui risiede l’azienda di Renato Keber, che gestisce quindici ettari esposti a sud-est della collina Zegla.

Ed è proprio con il nome di questa collina che viene intitolato il Friulano di Renato Keber, una vera e proprio bomba sotto mentite spoglie: solitamente il Friulano è un vino di buon carattere ma rispettoso, difficilmente sopra le righe, amante dell’abbinamento gastronomico, .
Ma questo, appunto, non è il solito Friulano.

Denominazione: Collio
Vino: Friulano Zegla
Azienda: Renato Keber
Anno: 2010
Prezzo: 25 euro

Il liquido è paglierino carico (viene eseguita una lievissima macerazione), dal naso fresco, giovane e ricco di frutta e fiori di campo con in sottofondo richiami alla frutta secca.
Il sorso è molto gustoso, mordente e di grande acidità, tanto che l’alcol (ben 15 gradi) è impossibile da decifrare, così come la struttura: il vino sembra tutto sommato meno imponente di quel che è.
Verso metà o fine sorso curiosamente ho una allucinazione di Sauvignon invecchiato, e poi si chiude ovviamente con la mandorla (ma l’amaro è più che gradevole).

Il potenziale di invecchiamento mi sembra notevolissimo, e, come naturale per il vitigno, si tratta di un vino gastronomico come pochi, capace di abbinarsi  bene a quasi tutto nonostante la possenza, dai taglieri di salumi, ai formaggi di media stagionatura fimo a secondi di carne bianca o pesci salsati.

Il bello: piacevole potenza, gastronomico, ottime possibilità di invecchiamento

Il meno bello: la persistenza potrebbe essere migliore

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