Considero il Friulano (l’ex Tocai, per capirci) uno dei vini più gastronomici in circolazione: semplice ma non banale, nelle sue migliori incarnazioni è un compagno discreto e sicuro di tanti piatti leggeri o di media struttura.
L’assaggio di oggi è della azienda Ferlat (5 ettari nella DOC Friuli Isonzo, conduzione in fase di conversione al biologico): 100% Friulano, raccolta manuale, breve permanenza di uno o due giorni sulle bucce e fermentazione a temperatura controllata. Viene svolta la malolattica.
Denominazione: DOC Friuli Isonzo
Vino: Friulano
Azienda: Ferlat
Anno: 2014
Prezzo: 12 euro
Il vino è paglierino carico, con una netta tendenza al dorato, e alla intensità si adegua anche il buquet, che rivela molti fiori e frutta bianca matura con un tocco di camomilla.
Il sorso parte morbido e si inspessisce in chiusura, accompagnato a ricordi di mandorla; di sicuro non sono le durezze a dominare.
Nel complesso un bicchiere garbato, dal corpo discreto e di grande bevibilità (i 13 gradi non si avvertono), che però difetta un po’ di personalità: tutto è a posto, corretto ma manca uno spunto che accenda la lampadina alla bevuta. Oltretutto anche il famigerato terroir viene lievemente mortificato: manca la grande sapidità e olfattivamente c’è forse un filo di aromaticità di troppo.
Il bello: vino molto bevibile
Il meno bello: manca personalità