Mandelberg Grand Cru 2005, Domaine Bott-Geyl

Le generalizzazioni sono sempre approssimative, spesso inducono ad errori e a banalizzare gli argomenti, e io ovviamente sto per scrivere una generalizzazione… Olè.
Parlando di riesling, la terra promessa cui si è soliti far riferimento è in Germania, più precisamente la Mosella; l’Alsazia, quindi i cugini francesi (una volta tanto) vengono dopo. Le differenze ci sono e pure marcate: chissà se bisogna dar retta alle sirene del mitologico terroir o se invece la colpa dei connotati cambiati è da attribuire agli stili e alle tradizioni di vinificazione.
Quel che è certo è che in Alsazia, a differenza che sulla Mosella, il Riesling è solo uno dei protagonisti assieme ad altri vitigni come il Pinot Grigio, il Muscat, Il Gewurztraminer, spesso i residui zuccherini sono inferiori, ma soprattutto il vino è più caldo, robusto. Ampiezza in luogo di verticalità: più potenza e meno finezza. Appunto generalizzando, certo.

Denominazione: Alsace Grand Cru
Vino: Mandelberg
Azienda: Domaine Bott-Geyl
Anno: 2005
Prezzo: 30 euro

A controprova di quanto sopra ho stappato questo Grand Cru di un produttore biodinamico di cui riesco a reperire poco o nulla (ecco, in questo francesi e tedeschi sono molti simili: molti produttori non hanno un sito o se lo hanno è come se non esistesse).

Via, ai bicchieri: bel giallo dorato, luminoso, naso intrigante di legni esotici e di the, e un leggero velo di morbidezza che richiama il burro e l’albicocca matura. Dopo un’ora circa aggiunge ancora più complessità, con riconoscimenti di fiori appena colti e di rocce bagnate (lo so che è una cazzata, ma assicuro che è una immagine che salta in testa annusandolo).

L’assaggio è caldo e grintoso, morde la parte laterale e finale della bocca: sono le sensazioni acide e sapide (soprattutto), molto decise e intonse perché il vino non presenta residuo zuccherino alcuno. Non male, ma molto robusto: rispetto alle sensazioni olfattive è più monolitico e perde in eleganza.

Non male, ma la bevuta non scorre via veloce: è di certo un vino da pasto, che con la sua potenza deve accompagnare carni bianche e pesci preparati con salse o comunque pietanze non delicatissime.

Il bello: bel naso variegato. Bocca potente

Il meno bello: manca un po’ di eleganza

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Cheap Thrills n.1: Pinot Gris Réserve 2007, Trimbach

Cosa c’è di più surreale di iniziare una rubrica nata e pensata per ospitare pareri su vini dal prezzo “rigorosamente sotto ai 15 euro” con un prodotto che in enoteca viene via a 17 euro? Forse pensare che la bottiglia la ha scelta Francesca, che, solitamente precisa e rigorosa, in questo caso ha rivelato un sorprendente animo dadaista: al prossimo giro mi aspetto una boccia di Krug o una di gazzosa, così, tanto per fare casino…

Pinot-Gris-Reserve-Trimbach

Un accenno veloce alla azienda e al prodotto:Trimbach è un nome storico della viticultura alsaziana: da oltre quattrocento anni ben ventitré generazioni si succedono nella vinificazione di tutto lo spettro dei classici di questa regione.
La produzione è segmentata in Classic (i prodotti base), Reserve (da parcelle selezionate di vecchie vigne), “Reserve Personnelle” (dai terreni più vocati, prodotti solo in certe annate) e una piccola gamma di Vendanges Tardives e Sélection de Grains Nobles.

Il vino di cui parliamo oggi è il Pinot Gris Reserve 2007.

Ovviamente pinot grigio al 100%, viene vinificato in acciaio e non svolge la malolattica; buone premesse: il produttore lo dichiara adatto ad un invecchiamento di 5-10 anni e sostiene che il 2007 sia una ottima annata.
Andiamo a incominciare.

Denominazione: Alsace AOC
Vino: Pinot Gris Réserve
Azienda: Trimbach
Anno: – 2007
Prezzo: 17 euro

Marco

Francesca

Il primo impatto non è felicissimo: in realtà lo avevo  massacrato stappandolo in abbinamento criminale ad un piatto in cui era presente abbondanza di carciofi.. Rimesso il tappo e riprovato il giorno seguente in condizioni più civili, è stata tutta una altra musica.

Alla vista è paglierino-dorato e visibilmente consistente; appena lo porti al naso risulta netta la sensazione di affumicato e minerale, poi spunta un accenno di pera: direi non troppo intenso e compresso ma sicuramente elegante.

Entra in bocca con corpo molto pieno e caldo (i 13,5 gradi si sentono tutti). Mentre assaggiavo, in diretta ho scritto: “residuo zuccherino non percettibile o perlomeno minimo, cosa non scontata con gli alsaziani”, poi ho guardato la scheda tecnica e sono stato smentito alla grande: si dichiarano 7,1 g/l ma davvero non infastidiscono, probabilmente perché bilanciati da notevoli freschezza e sapidità. In effetti dopo il pasto, finendo la bottiglia senza cibo, a fine sorso resta in bocca un velo di dolcezza che comunque non scade nello stucchevole, e il vino è sicuramente da definirsi secco.

Il finale è abbastanza lungo, con un accenno amarognolo (mandorla, noce) che a mio parere lo penalizza lievemente.
Certamente è un vino da consumare pasteggiando (lo vedo bene con qualcosa di  grasso, ad esempio salmone o formaggi di media stagionatura o una quiche) ed è da servire non troppo freddo per non mortificare gli aromi delicati e non esaltare eccessivamente le durezze.

La conclusione è di un vino di buon livello, svolto ottimamente; Il lieve difetto è quello di una alcolicità davvero notevole, che lo rende adatto esclusivamente in abbinamento, e di una personalità non spiccata: onestamente alla cieca non credo avrei capito che si trattava di un alsaziano.
Sarei curioso di riprovarlo tra qualche anno per valutarne l’evoluzione. di sicuro ha ancora possibilità di percorrere molta strada.

Questo articolo è nato dall’idea di Marco di mettere a confronto due degustazioni dello stesso vino, non è una gara tra palati ma un modo di dare differenti punti di vista sullo stesso prodotto, parliamo appunto del Pinot Gris Trimbach di cui avete già potuto leggere qualche nota tecnica fornita da Marco. Si presenta nel bicchiere con un brillante giallo paglierino. I primi profumi che si percepiscono al naso  sono sicuramente una nota di frutta secca  e una nota di vaniglia poco accennata, predominante è il miele che per una questione di gusti personali non mette questo vino tra i miei preferiti, decido comunque di proseguire senza farmi influenzare dal mio gusto personale e cercando di mantenere l’obbiettività . Al primo assaggio il pinot grigio non delude, anzi si sentono in modo più marcato tutti i profumi, spicca un sentore di frutta essiccata e ritorna anche la mandorla. Sicuramente la spina dorsale di questo vino è una buona acidità, e un altrettanto buona mineralità che nel complesso danno un piacevole equilibrio. A lasciarmi un pò in dubbio è questa nota di miele che non mi convince pienamente, ma che non mette in discussione la qualità complessiva di questo vino.

 

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