Lenza, un Franciacorta outsider

Amo i vini bianchi e amo le bollicine.

Lo spumante metodo classico italiano per antonomasia è ormai il Franciacorta (ok, lo so che non posso usare i termini generici “spumante” e “bollicine”, e se Maurizio Zanella, il presidente del Consorzio per la Tutela del Franciacorta, dovesse leggere queste righe mi bacchetterebbe, ma ce ne faremo una ragione), anche se si potrebbe discutere a lungo su tante aziende di questa zona, sulle cuvée base di molti marchi blasonati e su prezzi mediamente non popolari.
Seriamente: l’espressione “Franciacorta”, caso unico nel panorama italiano, identifica un vino DOCG, un territorio (in provincia di Brescia, vicino alla parte meridionale del lago di Iseo) e un metodo di produzione (il famoso metodo classico della rifermentazione in bottiglia).

Nello specifico, la degustazione di questo venerdì presso la solita Cantina du Pusu di Rapallo, presentava la gamma di un produttore di Franciacorta tanto storico quanto poco noto al grande pubblico e non pervenuto sulle varie guide: l’Azienda Agricola Lenza.
L’azienda esiste dal 1967, è stata la prima della zona a produrre le tipologie rosé ed extra brut ed ha la particolarità di coltivare su colline terrazzate a circa 350 metri di altitudine.

E’ stata l’occasione per assaggiare un nuovo prodotto, il brut Levi: uno spumante bollicina metodo classico Franciacorta (contento, Maurizio?) da chardonnay 100%, fresco e facile, che staziona comunque 24 mesi sui lieviti (quando il minimo consentito dal disciplinare è 18), e che nelle preferenze di chi è intervenuto ha battuto il brut “storico” della casa, pure lui chardonnay in purezza, ma con 48 mesi di affinamento sui lieviti.

Terzo vino presentato, l’extra brut (chardonnay 90%, pinot bianco 10%, ben 72 mesi di affinamento), forse il prodotto che ho preferito: complesso ma non difficile, secchissimo (direi quasi un pas dosé), senza eccessi amarognoli nel finale, abbastanza lungo. Come si dice in questi casi, da berne a secchi.

Quarto vino, una tipologia che personalmente non amo ma che ha una sua nicchia di consumatori ben definita: il Saten (60 mesi sui lieviti). In realtà Lenza, non ho ben capito per quale motivo, lo chiama Cremant, ma di fatto la metodologia di produzione (chardonnay 100%, sovrapressione inferiore rispetto ai soliti 6 bar, leggero dosaggio) è quella appunto del Saten. Devo ammettere che, pur non essendo il mio territorio gustativo di elezione, la morbidezza non è eccessiva, impedendo di scadere nello stucchevole. Ad occhio, direi che è stato il preferito dal pubblico femminile.

Ultimo vino, il Rosè. Si tratta di un non dosato prodotto con una sorta di metodo solera da uve 100% pinot nero (e si sente per la pienezza del gusto, terroso e lampone in testa, e per il corpo decisamente presente). Io ho trovato anche un accenno di tannino, che da quanto mi dicono dovrebbe provenire non dal contatto con le bucce ma dal legno. Sicuramente un vino molto particolare, non adatto a tutti i palati e di certo da consumare pasteggiando, magari con pietanze sostanziose. Anche il prezzo non è per tutti: siamo sui 35 euro.

In conclusione, una bella gamma di vini, con prezzo adeguato (discutibile solo il rosé), nella quale riscontro una certa sovrapposizione tra i due brut, e non è difficile immaginare che a breve il secondo possa sparire per lasciare spazio al più fresco, differenziandolo meglio dal extra brut.

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4 risposte a “Lenza, un Franciacorta outsider”

  1. Egregio Signore, mi permetto, non per giustificare, ma per spiegare quello che forse non Le è stato raccontato sul nostro Rosè Cuvèe 73 e che tutto sommato dovrebbe supportare i citati 35 euro di costo al pubblico in enoteca. Nella bottiglia che avete degustato sono contenute ben 10 vendemmie diverse di pinot nero;dal 1997 al 2007. Vini che hanno condiviso le stesse “vecchie” barrique ricevendo attenzione, “coccole”, parecchie “bastonate” nonche’ innumerevoli “furti” e colmature per tutto il lungo periodo. Una modesta parte di esse è stata poi assemblata e tirata per rimanere altri quattro anni in bottiglia sul lievito di rifermentazione. Quindi la sboccatura eseguita manualmente e nessuna aggiunta di sciroppo di dosaggio. Un vino pensato e progettato tanti anni fa, contravvenendo ai postulati della moderna enologia con tutti i rischi e pericoli che ne derivano. Personalmente, al di là del gusto personale, lo ritengo un vero successo …ma lo dico sottovoce. Lei sicuramente mi capisce. Grazie per il suo graditissimo commento e soprattutto grazie per …l’outsider. Buone Cose. Vittorio Lenza

    1. Gentilissimo Signor Lenza,
      grazie per aver prestato attenzione al mio commento: è davvero un piacere sapere che un produttore presta attenzione alla voce del consumatore.
      Sono contento che abbia specificato meglio la metodologia di produzione della sua Cuvèe 73, un vino estremamente interessante che ho conosciuto lo scorso anno sempre durante la degustazione presso la Cantina du Pusu.

      Nonostante a me piaccia molto e ne comprenda perfettamente le complessità produttive, non posso nascondere che si tratti di un prodotto estremamente personale, da consigliare, io credo, solo ad un pubblico “istruito” e comunque avvertendolo della particolarità di cosa si troverà nel bicchiere. Questo specialmente in ragione del prezzo, certamente adeguato al prodotto ma altrettanto sicuramente non popolare.

      Ancora grazie per l’attenzione e complimenti per i suoi ottimi vini.

      Marco

  2. commento non male anzi azzeccato!
    Ho bevuto da poco il rosè con zampone e salama da sugo,stratosferico!
    Un mio figlio lo ha “abbastanza” gradito l’ altro ha poi bevuto solo il Levi’!

    1. Buongiorno Giuliano,
      direi che hai fatto un abbinamento da sogno: per combinazione ho ribevuto recentemente il Rosè accompagnando un tagliere di affettati e l’ho trovato fantastico (bitter, scorza d’arancio, legno… tanta complessità e potenza ma tutto bilanciatissimo).

      Certo, è un prodotto molto particolare, non un metodo classico perfettino e pettinato: è in grado di dividere, e apprezzo molto il risultato di questo coraggio.

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