Cotes du Rhone Rouge 2012, Guigal

Lo scorso anno ho fatto una veloce puntata nella zona del Rodano, Sud e Nord: prima o poi ne parlerò qui sul sito, per ora basti dire che non ho grandi scoperte da rivelare: certo conoscevo “la teoria” (uve, AOC ecc.), ma sono andato quasi totalmente digiuno dal punto di vista della conoscenza dei produttori e delle degustazioni.

La conclusione (banale, lo riconosco) è che la zona è immensa, con un numero di produttori e di stili infinito e che in particolare dalla zona meridionale a quella settentrionale passa un continente di differenze.
Fatto sta che è facile passare da vini di grande qualità (e prezzo altrettanto importante) ad altri piuttosto standardizzati.

A parte quanto sopra, devo dire che il Syrah e il Viogner (vitigni di riferimento al Nord) possono essere uve estremamente ruffiane, capaci di dare vita a bottiglie interessanti anche a prezzi civili.
In questo contesto sguazza un grande produttore (e negociant) come Guigal, che offre una gamma importante di vini a coprire un gran numero di denominazioni dal Nord a Sud lungo il grande fiume, dai prestigiosi Cote Rotie ed Hermitage ai più modesti Cotes du Rhone.

Visto che comunque il marchio è di quelli riconosciuti come “sicuri”, perché non provare un prodotto dal prezzo adatto a tutte le tasche, un Cotes du Rhone appunto?
Detto fatto, nell’ordine a Vinatis ho incluso questa bottiglia: un blend classico di 50 % Syrah, 45 % Grenache e 5% Mourvèdre.
Il vino fermenta a temperatura controllata, una parte affinata in legno.

Denominazione: AOC Cotes du Rhone
Vino: Cotes du Rhone Rouge
Azienda: Guigal
Anno: 2012
Prezzo: 10 euro

Il colore è profondo, spesso, materico, impenetrabile con unghia di rubino brillante, mentre all’olfatto arriva lafrutta rossa, scura e matura accompagnata ad una lieve speziatura.
In bocca è caldo, ampio, di corpo, con una giusta freschezza e un tannino dolce appena accennato.

In sostanza, la bottiglia si rivela per quel che pensavo: una interessante introduzione al Rodano ad un prezzo corretto, non un campione di finezza o una eccellenza, ma un buon vino di media robustezza, gastronomico, che si beve bene con le carni e che comunque chiede di essere consumato pasteggiando

Il bello: ottimo prezzo, buon vino gastronomico

Il meno bello: nulla da segnalare

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François de Tournon 2013, Delas Freres

Partiamo con con la seconda bottiglia dall’ordine di Vinatis: si tratta di un prodotto della azienda Delas Freres, un produttore storico, presente sul mercato da fine ottocento, che dal 96 ha subito una fusione con la maison champagnistica Deutz.

I vini di Delas coprono molte denominazioni della Cote della Côtes du Rhône: in questo caso parliamo di un Saint-Joseph, denominazione che si sviluppa per una cinquantina di chilometri sulla riva destra del Rodano, su terreni e microclimi di varia tipologia (leggendo le note di produzione ho scoperto che addirittura copre 26 comuni nel dipartimento dell’Ardeche e tre in quello della Loira).
Proprio a causa di questa eterogeneità propone vini con caratteristiche piuttosto varie; il vantaggio è che i prezzi, a differenza di quanto accade con “vicini di casa” più prestigiosi come Hermitage e Cote Rotie, sono abbordabili con una qualità media (per quanto mi è capitato di assaggiare) di buon livello.

Denominazione: AOC  Saint-Joseph Rouge
Vino: François de Tournon
Azienda: Delas Freres
Anno: 2013
Prezzo: 18 euro

Le uve di questo vino non provengono da territori di proprietà (l’azienda ha Domaine ad Hermitage e Crozes-Hermitage) ma da conferitori di fiducia, ovviamente sono syrah al 100% e la produzione è di circa 20.000 bottiglie l’anno.

La raccolta è manuale, con due giorni di macerazione a freddo e poi fermentazione in cemento a temperatura controllata e affinamento in legno.

Nel bicchiere è di un bel rosso rubino,  carico e intenso che lascia presagire un vino di spessore, impressione confermata dall’olfatto che apre con la classica frutta rossa sotto spirito ma poi aggiunge un leggero ematico, qualche pennellata di spezia tipica del vitigno (il pepe) e il cassis. Nel complesso è piacevole e piuttosto riconoscibile come provenienza.

Sorso caldo, in cui emerge la liquirizia, vibrante e teso grazie ad una decisa freschezza che ben si amalgama all’alcol che si fa sentire  e ad una certa morbidezza. Chiudono l’assaggio un corpo deciso e  un tannino estremamente setoso. Vien voglia di capire dove può arrivare con un lustro in più sul groppone, tanta è la materia che propone…

Nel complesso il bicchiere finisce presto, in particolare a tavola con i classici accompagnamenti di carne (bistecche al sangue, stracotti in umido, insomma in generale dove ci sia succulenza) e formaggi

Il bello: gradevolmente voluttuoso, ma deciso

Il meno bello: nulla da segnalare

 

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Viogner 2012, Château Beauchêne

La breaking news è che sono stato qualche giorno in Francia, per una visita veloce alla zona di produzione del Rodano di cui vi parlerò in seguito.

Durante il viaggio sono entrato un una piccola enoteca a Châteauneuf-du-Pape, avendo occhieggiato all’interno una degustazione; definire caratteristica l’ambientazione è riduttivo: siamo in ottobre inoltrato, è domenica mattina e il paesino (si contano circa 2600 abitanti) è piuttosto freddo e avvolto nella nebbia; più o meno tutti i negozi sono chiusi e in questo negozietto scorgo meno di una decina di francesi col bicchiere in mano davanti ad un bancone peno di bottiglie aperte.
A “condurre la degustazione”, come direbbero i colleghi sommelier, non c’è un tizio incravattato e con padellino al collo ma una vecchina piccola e storta, immagino la padrona del negozio, che con modi assai sbrigativi sbicchiera agli astanti. Accanto, su una vecchia botte, diversi piattini di salumi e formaggi… Come potevo perdermi l’assaggio?

E’ così che ho scoperto questo vino buonissimo, interamente a base Viognier, fermentato e affinato in barrique (ma non si sente), prodotto da una azienda per nulla blasonata e a me sconosciuta, ed è così che mi è stata ribadita per l’ennesima volta la grandezza della enologia Francese, che può vantare una qualità media (lasciamo perdere le vette di eccellenza) sicuramente invidiabili.

vin_81Denominazione: Côtes du Rhône
Vino: 100% Viognier
Azienda: Château Beauchêne
Anno: 2012
Prezzo: 12 euro

Il colore è compatto, giallo dorato, limpido, e gli aromi sono di frutta tropicale (mango, ananas), intensi ma non pesanti: ci sono sempre un accenno viola e una punta di minerale a pulire l’olfatto dalla stanchezza.
L’assaggio è molto sapido, caldo, di buon corpo e gran profondità; avvolge e riempie il cavo orale dove torna il tropicale che si annuncia come una vera spremuta: una roba che detta così è un mattone tremendo, ma invece i guizzi salini e alcolici riescono sempre ad equilibrare un vino che sulla carta sembra esagerato, e invece in bocca (pur molto pieno) resta godibile e tutto sommato persino agile e piuttosto lungo.

Dovessi definirlo parlerei di gusto mediterraneo, inteso non come accade ad esempio con i vini delle Cinque Terre che alimentano ricordi di macchia mediterranea e di mareggiata, ma come un liquido solare, luminoso e intenso come la luce del cielo della Provenza.

In quanto all’uso, mi viene da pensare ad un vino universale: persino da antipasto se ben rinfrescato, ma capace al meglio di reggere tranquillamente formaggi di media stagionatura e altre pietanze discretamente strutturate. L’aromaticità può far pensare anche ad abbinamenti con cibi speziati, orientali.

Il bello: la pienezza e l’intensità mai pesanti
Il meno bello: la scarsa reperibilità, perlomeno in Italia

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