Le vieux clos 2009, Nicolas Joly

Nicolas Joly è ormai qualcosa di più di un (bravo) vignaiolo della Loira: su di lui tanto si è scritto e detto, anche perché in questi ultimi anni altrettanto si è parlato di biodinamica, pratica di cui Joly è considerato uno dei guru e di cui è da sempre carismatico divulgatore.
Da parte mia, ho esplicitato Il mio pensiero su questa metodologia in un vecchio post, quindi è inutile ripetermi, e d’altro canto a me poco importa se quel che bevo è stato ottenuto usando il cornoletame o la temperatura di fermentazione controllata, i lieviti selezionati o il diserbo meccanico… tutto molto interessante, eh, ma quel che conta davvero è poi il bicchiere…

Siamo dunque all’interno della denominazione Savennières, circa 150 ettari sul lato destro della Loira, dove domina lo chenin blanc, vitigno dalla rilevante acidità, tanto interessante quanto sottovalutato, forse anche perché usato in tutto il mondo in produzioni spesso intensive e poco qualitative.

Oltre al mitizzato Coulèe de Serrant (che personalmente non ho mai avuto modo di assaggiare, intimorito dalla micidiale accoppiata di prezzo importante abbinato a rilevanti alti e bassi di qualità), Joly vinifica un second vin a denominazione Savennières: Les Vieux Clos; ecco, questo l’ho bevuto un paio di volte da millesimi diversi e, con le dovute differenze, entrambe le occasioni hanno avuto il denominatore comune di un miglioramento costante ed estremamente rilevante delle qualità organolettiche dal momento dell’apertura sino al giorno seguente.

Joly_Vieux_Clos_SavenierresDenominazione: AOC Savennières
Vino: Les Vieux Clos
Azienda: Nicolas Joly
Anno: 2009
Prezzo: 30 euro

Quello che ho avuto stavolta nel bicchiere: vino color oro, lucente e abbastanza fluido, che olfattivamente parte male, con accenni di zolfo.
L’etichetta dice di decantare, a me non va e preferisco aspettare e spillare qualche sorso ogni qualche ora.
Dopo mezza giornata la musica cambia: lo zolfo è scomparso e finalmente domina una albicocca matura, fine e decisa, frammista a fiori gialli e pietra focaia. Bellissimo

il sorso è sorprendente: dato il punto cromatico, gli aromi e l’alto grado alcolico, immaginavo di trovare un vino pericolosamente in bilico, pronto a scivolare nello stucchevole; invece scalda, si, ma vibra di acidità e scorre veloce, accompagnato da un lunghezza rimarchevole.

Sicuramente un vino da non mortificare con una temperatura di servizio troppo bassa: i 14 gradi indicati in etichetta sono corretti, ma se si sbaglia per difetto non si fa nulla di male, anzi… Altrettanto certamente è una bottiglia di difficile abbinamento: la freschezza notevole unita alla ottima persistenza e alla intensità dei sapori esigerebbero un cibo complesso, di buona struttura e magari con una certa aromaticità, ma il problema vero è la necessità di stappare con ore di anticipo e soprattutto di seguire il vino nella sua evoluzione. Alla fine forse è meglio gustarlo in splendida solitudine, magari con qualche grissino e pezzetti di formaggio, in accompagnamento ad una giornata di pigrizia.

Il bello: ricco, cangiante, profondo, personale

Il meno bello:  poco facile da reperire; necessità di stappare ore prima del consumo

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La Lune 2009

Per dirla chiara e senza ombra di dubbio: non conoscevo nulla del Domaine de la Sansonniere, di Marc Angeli e di questo La Lune, sapevo solo di voler bere uno Chenin Blanc…

Quello che ho capito sbirciando a destra e a manca, è che Marc Angeli, influenzato dalla sua amicizia con Nicolas Joly, ha rilevato i 12 ettari di questa tenuta nella Loira a fine anni 80, facendone la realizzazione delle sue idee radicali: in pratica il Domaine è quasi autosufficiente sia dal punto di vista energetico che da quello del ciclo produttivo, e i vini sono distribuiti sotto il cappello di Triple A Velier, dunque associati a tutto il corollario bio-naturale proprio della sigla in questione: nessuna aggiunta di solforosa, nessuna chiarifica e filtrazione, nessun diraspamento eccetera.

L’intransigenza di Angeli si evince forse maggiormente facendo notare il volontario declassamento dei suoi prodotti dalla nota AOC Anjou alla ben poco prestigiosa dicitura ‘Vin de Table’, in segno di protesta contro il mancato intervento delle Denominazioni nella riduzione dei pesticidi.
“La Lune” è uno dei suoi vini più noti e discussi, a quanto pare a causa di una certa incostanza di risultati non difficile da immaginare, vista la metodologia di produzione: io ho assaggiato il millesimo 2009.

La LuneDenominazione: Vin de Table
Vino: La Lune
Azienda: Domaine de la Sansonniere
Anno: 2009
Prezzo: 35 euro

Il colore indica chiaramente un vino giovane, l’olfattivo è intenso e completo: c’è tutto, e tutto è cangiante, all’apertura un tocco dolce di miele (poi scomparso), poi dal floreale alla albicocca disidratata, da una leggera pungenza dell’alcol alla frutta macerata.

Entra caldo, decisamente secco, con acidità stellare ma soprattutto sapido; forte, ma dal corpo abbastanza snello, che non riesce a mascherare del tutto i 13 gradi.
Decisamente giovanissimo e pieno di carattere, soprattutto lunghissimo e facile da bere.

Il bello: la grande complessità e la lunghezza
Il meno bello: il prezzo, la reperibilità e, temo, la costanza delle annate

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