Satèn, Corte Fusia

Ogni tanto mi piace rituffarmi nel mare di proposte dei Franciacorta per capire se nell’oceano di bottiglie ci sia qualcosa di nuovo che emerge. Il problema secondo me è sempre il medesimo: la qualità generale è buona con punte di eccellenza, il Consorzio lavora benissimo rispetto agli omologhi di altre denominazioni, il marchio è forte e “tira”, ma il prezzo medio è alto e secondo me c’è una diffusa mancanza di personalità.

Ho voluto provare stavolta il Satèn di Corte Fusia, una giovane azienda di cui ho letto belle cose che mi hanno incuriosito; il territorio è quello di Coccaglio, zona Monte Orfano, con 5 ettari coltivati con i classici vitigni Pinot nero, bianco e Chadonnay, da cui si ricavano circa 20.000 bottiglie l’anno, declinate in quattro tipologie: Brut, Rosé, Zero e appunto Satèn.
Ho scelto il Satèn seguendo il consiglio di una persona fidata, e anche perché tutto sommato si tratta di una tipologia che tendo solitamente a trascurare in favore del classico Brut o del “modaiolo” Dosaggio Zero.

saten_bottigliaDenominazione: Franciacorta DOCG
Vino: Satèn
Azienda: Corte Fusia
Anno: –
Prezzo: 22 euro

I dati della scheda tecnica parlano di un vino ottenuto da uve 100% chardonnay con residuo zuccherino estremamente contenuto (2 g/l), ottenuto tramite fermentazione in acciaio e affinamento sui lieviti di 30 mesi.

E’ un bicchiere che mi lascia perplesso, si tratta di uno di quei vini di cui non si riesce a parlare con completezza: non c’è nulla di stonato o fuori posto, ma per qualche motivo non arriva nessuna emozione particolare, anzi la bevuta resta piuttosto anonima.
All’occhio trovo un verdolino paglierino con bolle sottili, mentre l’olfattivo concede qualche sbuffo di lievito molto timido e poco altro.

L’assaggio denota morbidezza da satèn, appunto, con bolle decisamente tranquille (anche un po’ troppo, a parer mio), acidità nella norma, e dosaggio ben contenuto; si chiude con qualche sentore di frutta secca, appena al limite con un finale amaro, per fortuna è solo accennato.

Nel complesso come dicevo nulla di sgradevole: un vino che forse ha il suo migliore uso a pasto, dove, in abbinamento a portate poco strutturate, è capace di farsi spalla silenziosa e tranquilla. Peccato che ad un vino di prestigio come un Metodo Classico io chieda qualcosa in più.

Il bello: discreto accompagnatore a tavola

Il meno bello: poca emozione

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Il Mondo del Sommelier: Il Vino e le sue leggi. Di Ughetta Bogliolo

Non faccio a tempo a scrivere una battuta sul capitolo meno studiato del corso (quello sulla legislazione), ed ecco che Ughetta mi invia subito i suoi appunti relativi a questo argomento.

 

Il vino e le sue leggi:

Regolamento CE 479/2008, dispone l’entrata in vigore del nuovo OCM Vino e definisce: “il vino è il prodotto ottenuto esclusivamente dalla fermentazione alcolica totale o parziale di uve fresche, pigiate o no, o di mosti di uve”

Il regolamento classifica:

–        Vini a Denominazione di origine (DOP, IGP) sottoposti a disciplinare di produzione

–        Vini senza Denominazione di Origine, nessun legame col territorio, nessun disciplinare

  1. Lgs. 61/2010, recepisce il Regolamento europeo e prevede l’utilizzo delle menzioni specifiche tradizionali: DOCG, DOC, IGT

 

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Solo le DO posso prevedere le Sottozone

Il riconoscimento DOP e IGP è concesso dalla Commissione Agricoltura della Comunione Europea (previa conformità dello Stato membro); i vigneti devono essere iscritti nello schedario viticolo.

Il Disciplinare di produzione caratterizza i vini DOP e IGP e definisce i vincoli da rispettare nella produzione di ogni determinato vino, deve essere proposto con la domanda di Protezione e deve indicare:

–        Delimitazione della zona

–        Titolo alcolometrico volumico minimo, al consumo e potenziale

–        Resa massima di uva e vino a ettaro

–        Varietà di uve e loro percentuali

E altre informazioni su forme di allevamento, condizioni di produzione, caratteristiche dell’ambiente, periodo minimo di invecchiamento etc.

Menzioni e loro significato:

  • Classico: vini non spumanti prodotti nella zona di origine più antica che possono avere una regolamentazione autonoma (es.: Chianti Classico)
  • Riserva: vini sottoposti a invecchiamento, compreso affinamento, di almeno

×          Due anni per i vini rossi

×          Un anno per i vini bianchi

×          Un anno per gli spumanti in autoclave

×          Tre anni per gli spumanti metodo classico

  • Superiore: migliori caratteristiche qualitative

×          resa per ettaro inferiore del 10% o più

×          titolo alcolometrico minimo potenziale delle uve > 0,5%

×          titolo alcolometrico minimo totale dei vini > 0,5%

  • Novello: deve rispettare metodologie produzione previste

×          non essere in consumo prima del 6/11 dell’anno di produzione

×          non possono essere imbottigliati dopo il 31/12

×          devono contenere almeno il 30% di vino da macerazione carbonica

×          titolo alcolometrico minimo 11%, residuo zuccherino < 10 g/l

  • Passito: da fermentazione di uve sottoposte ad appassimento naturale o in ambiente condizionato

Etichetta:

Indicazioni Obbligatorie:

–        Categoria del prodotto (vino, vino liquoroso, vino spumante, vino frizzante ecc), omessa se presente la indicazione DO o IG o menzione tradizionale

–        Espressione di DOP o IGP oppure DOCG o DOC o IGT

–        Titolo alcolometrico volumico minimo (% volumica ± 0,5%)

–        Origine e provenienza

–        Annata delle uve (per DOP), se 85% uve stessa annata

–        Imbottigliatore

–        Importatore

–        Tenore zuccherino per gli spumanti

–        Presenza allergeni (anidride solforosa)

–        Lotto di confezionamento

–        Capacità del recipiente

Indicazioni Facoltative:

×           Riferimenti ad altri operatori nella filiera

×           Per i DO, termini riferiti all’azienda agricola

×           Logo comunitario allergeni

×           Annata delle uve (se 85% stessa vendemmia)

×           Varietà delle uve

×           Tenore zuccherino per non spumanti (secco < 4 g/l; abboccato 4 < zucch. < 12; amabile 12< zucch. < 45; dolce > 45 g/l)

×           Indicazioni sul metodo di invecchiamento, elaborazione; simboli comunitari DOP/IGP; metodi di produzione; indicazioni su unità geografiche più piccole.

La sigla ℮ certifica la conformità degli imballaggi dei prodotti liquidi della Comunità Europea.

 

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Il Mondo del Sommelier: Birre e Distillati. Di Ughetta Bogliolo

Come dicono quelli bravi “è con vivo piacere che accolgo un importante contributo…”.

Seriamente: sono davvero contento che gli appunti relativi alla didattica AIS siano utili a tanti lettori che si avvicinano all’esame: io stesso a suo tempo avevo scandagliato il web alla ricerca di spunti e aiuti allo studio, e per questo avevo deciso di condividere i miei riassunti.

Sono altrettanto felice quando qualcuno dei visitatori decide di contribuire a sua volta, inviandomi qualche riga per raccontare la sua esperienza o per descrivere il suo esame, arricchendo il sito con informazioni utili ad altri corsisti; proprio ciò che ha fatto Ughetta Bogliolo, una gentilissima lettrice che ha ritenuto di farci omaggio dei suoi riassunti e approfondimenti su due capitoli de “Il mondo del sommelier” che spesso vengono tirati un po’ via: si tratta di quelli relativi a birre e distillati.

La minore attenzione è dovuta al fatto che nel mare di roba da studiare, qualcosa si finisce fatalmente per trascurare (come dite? Il  capitolo sulla legislazione? eeehhh, perché esiste un capitolo su questo argomento?), ed è un peccato; proprio per questo motivo il contributo che rimpolpa e integra i post sulla didattica è particolarmente gradito.
Grazie ancora, Ughetta!

 

La birra

Date importanti:

1516 duca Guglielmo IV di Baviera promulga l’editto della purezza (orzo, luppolo, acqua).

1842 Josef Groll alla Pilsner Urquell crea la pilsner, birra chiara a bassa fermentazione.

I cereali sono ricchi di amido (zucchero complesso infermentiscibile), che deve essere demolito dall’ azione degli enzimi, liberando maltosio e destrine

Materie prime:

  • Il cereale più usato è l’orzo, che viene maltato o torrefatto. Altre materie prime: frumento, mais, riso, miglio

  • Zucchero, aumenta il titolo alcolometrico

  • Luppolo: fiori femminili non fecondati, che contengono luppolina = resina con funzione antibatterica, amaricante, e stabilizza la schiuma; oli essenziali che arricchiscono il profumo; tannini, che facilitano la chiarificazione.

  • Acqua, scelta in base alla durezza (birre chiare->acque tenere)

  • Lievito

lievito:

bassa fermentazione (saccharomyces carlsbergensis , 5-10 °C, 6-8 gg., sedimenta sul fondo): lager

alta fermentazione (saccharomyces cerevisiae, 15-25 °C, 4-5 gg., si accumula in alto): birre ale

Produzione:

  • maltaggio: chicchi di orzo messi a bagno per 48 ore, assorbono acqua per innescare l’azione degli enzimi. In cassoni ad aria condizionata avviene la germinazione in 6 giorni a 14-16°C

  • il malto viene essiccato o torrefatto per riscaldamento per circa 24 ore, interrompendo la germinazione e riducendo l’umidità (la temperatura influenza il colore finale e gli aromi, da 85 °C per i malti chiari a oltre 200 °C)

  • ammostamento in sala cottura: i cereali macinati vengono impastati con acqua e tenuti per 2-3 ore a 35-75 °C, l’ammostamento può avvenire per infusione o per decozione; la T° finale deve essere di 76-78°C e si ottiene la trasformazione dell’amido in maltosio

  • la soluzione viene filtrata mantenendola a temperatura tramite un tino di filtrazione, si separano le scorze dei cereali (trebbie) dal mosto

  • il mosto è immesso nella caldaia di cottura, si aggiunge il luppolo e si porta ad ebollizione per almeno un’ora

  • si filtra, chiarifica e raffredda (perché i lieviti possano lavorare)

  • si aggiunge il lievito e inizia la fermentazione tumultuosa per una settimana, a temperatura controllata (10 °C per la bassa fermentazione, 20 °C per alta fermentazione)

  • maturazione o fermentazione secondaria, in serbatoio chiuso o in bottiglia con aggiunta di fermenti

  • infine filtrazione, lavaggio dei recipienti, riempimento, tappatura, pastorizzazione (per evitare che rimanga lievito) etichettatura

La classificazione legale:

si basa sul titolo alcolometrico volumico e il grado saccarometrico

Il grado saccarometrico o di fabbricazione è la quantità di estratto fermentiscibile nel mosto in % di peso o gradi plato

il titolo alcolometrico volumico è la quantità di alcol in %. Si ottiene moltiplicando il grado di fabbricazione x 0,4

Tipo di birra

°P

% alcol

birra analcolica

3 – 8

< 0,8

birra leggera

5 – 10,5

1,2 – 3,5

birra

> 10,5

> 3,5

birra speciale

> 12,5

> 3,5 in genere > 5

birra doppio malto

> 14,5

> 3,5 in genere > 6

Gli stili birrari:

si può classificare la birra secondo il tipo di fermentazione:

  • bassa fermentazione = lager, le più diffuse al mondo, tempo di maturazione di 5 – 6 settimane

  • alta fermentazione = ale, 10% produzione mondiale, 50% dei consumi in Gran Bretagna e Baviera, tempo di maturazione di 15 gg.

  • fermentazione spontanea, prodotte in Belgio, mosto esposto all’aria per favorire inoculo naturale (Lambic, Gueuze)

Equilibrio gustativo:

  • Più amaro per le pils

  • Più fruttato per le ale

  • Più maltato per le lager

  • Più acido per le weizen

Flavour, insieme delle sensazioni gusto-olfattive post deglutizione:

  • Nota verde del luppolo nelle pils

  • Fruttata nelle ale e weizen

  • Tostatura nelle stout

  • Speziatura nelle trappiste

 

 

Distillati

distillati o acquaviti sono il prodotto della distillazione di un fermentato, spesso di origine vegetale (es eccezione il miele)

Classificazione in base alle materie prime:

Cereali Gin, Vodka, Whisky
Vegetali Rum, Cachaca, Tequila
Vino Cognac, Armagnac, Brandy
Vinacce Grappa, Eau de vin de Marc
Frutta Calvados, Slivovitz, Williams, Kirsch, Distillato d’uva

l’età dei distillati si calcola con i periodo passato in legno (la bottiglia non conta)

Produzione:

  • preparazione del mosto: l’amido dei cereali deve essere demolito da enzimi per diventare fermentescibile, quindi serve il maltaggio, il malto viene poi macinato e miscelato con acqua, si ottiene il mosto detto wort (liquido biancastro e colloso con le scorie), quando viene privato delle scorie si chiama wash;

  • fermentazione: si inoculano lieviti selezionati, saccharomyces cerevisiae per 3-4 gg. a 18-25 °C producono alcol etilico da 5 a 12% e sostanze secondarie

  • distillazione: continua o discontinua*. processo fisico che separa i componenti volatili del fermentato in base al loro punto di ebollizione  (si separano alcol e elementi aromatici, lasciando l’acqua in alambicco). Il fermentato diventa vapore e poi torna liquido. Si concentra l’alcool e si selezionano le sostanze. Si separano le sostanze liquide da quelle solide, successivamente si separa l’alcol etilico dall’acqua, infine si eliminano teste e code. Si distilla fino al 65 – 72%, poi si diluisce fino al 40-45% (perché altrimenti rimarrebbero dentro i prodotti di coda);

  • stabilizzazione: riduzione del grado alcolico con acqua demineralizzata, refrigerazione a -10/-20 °C condensa le sostanze pesanti, poi separate per filtrazione. A volte aggiunta zucchero max 2% per dare morbidezza e persistenza aromatica, o caramello per dare colore

  • invecchiamento: in botti usate (whisky, cognac, armagnac, calvados, per legge)

  • A volte si usa la aromatizzazione, con infusione e successiva distillazione, con aromatizzazione dei vapori durante la distillazione, o con macerazione nel distillato

*Distillazione:

  • Discontinua (pot still): la cotta viene scaricata una volta esaurita, poi la caldaia viene ricaricata. Gli alambicchi possono essere a fuoco diretto, a bagnomaria o a vapore, tutti hanno sopra un elmo e un collettore che collega al refrigerante. Alambicchi di rame (cognac, whisky di malto, alcuni armagnac, calvados, brandy, grappe)

  • Continua (patent still): la colonna, costituita da un tubo verticale intervallato da piatti, campanelle e tubi di troppo pieno, viene alimentata continuamente e il distillato continuamente estratto (vodka, grappa, gin, rum, tequila, whisky cereali, alcuni brandy e armagnac)

Il bicchiere di servizio è il tulipano da 100-120 ml, trasparente e con stelo

Temperature di servizio:

Vodka, acquavite, steinhager

0 – 4 °C

Acquaviti giovani di frutta

6 – 8 °C

Grappe giovani

10 – 12 °C

Rum, blended whisky, whiskey poco invecchiati

14 – 16 °C

Acquaviti di frutta invecchiate (calvados…), grappe invecchiate, rum, malt whisky, whiskey molto invecchiati

16 – 18 °C

Brandy, cognac, armagnc

18 – 20 °C

Whisky

In scozia di malto, la maltazione avviene per essicazione tramite aria scaldata bruciando la torba. Wash, fermentazione, distillazione.

Doppia distillazione in alambicchi di rame:

  1. Low wine con 20-24% vol alcol
  2. Eliminazione di teste e code e ottenimento del cuore a 65-72% vol alcol

Infine si riduce il grado alcolico a 60-62% con poca acqua distillata per l’invecchiamento.

Invecchiamento per legge almeno 3 anni in rovere, invecchiamento migliore 10-15 anni.

Prima dell’imbottigliamento si diluisce fino a 40% vol.

Il whisky scozzese ha due tratti essenziali: dolcezza del malto, secca aromaticità della torba.

Zone di produzione:

Highlands complessi e avvolgenti, tipico affumicato amabile

Lowlands più morbidi

Islay secco e torbato, accento di alghe

Campbeltown salmastro

Classificazione:

single malt: se prodotto da solo malto d’orzo e da una sola distilleria

pure malt: se prodotto da solo malto d’orzo di più distillerie (vatted)

single grain: se prodotto da una sola distilleria con più cereali, in impianti a colonna

blended: se con vari cereali da varie distillerie, in impianti a colonna

I cereali diversi dall’orzo non sono maltati, ma macinati e cotti

Irlanda:

Whiskey, da orzo maltato (20-40%) e non maltato (60-80%), non si usa la torba per cui prevale il profumo dell’orzo e la morbidezza del malto, distillazione continua o tripla distillazione, riduzione del grado alcolico al 70% per l’invecchiamento e successivamente al 40% per l’imbottigliamento, sosta in botte almeno 3 anni, in genere non più di 10-12.

USA:

Rye whiskey, a base di segale 51% invecchia in botti nuove di rovere carbonizzate, almeno 2 anni (punta di amaro, speziata e mentolata)

Corn whiskey, a base di mais 80%, non riposa in legno carbonizzato e ha un sapore più dolce

Bourbon, 51% mais, più segale, grano e malto d’orzo, botti nuove carbonizzate, nasce in Kentucky

Tennessee whiskey, 51% mais, poi segale, orzo, avena, prima della botte viene filtrato attraverso 3 m di carbone d’acero.

Canada:

Prodotti in Ontario e Quebec, principalmente da segale spesso maltata e un po’ di mais, addizione di alcol per alleggerire il dolce-amaro della segale, distillazione a colonna e almeno 3 anni in botte per legge.

Giappone:

Impronta scozzese, orzo maltato, con torbatura più sottile e doppia distillazione, invecchiato in botti di rovere carbonizzate, nuove o usate per sherry e bourbon

Vodka

Nata in Russia (segale e frumento) o Polonia (segale), parzialmente si usano anche i tuberi; gli ingredienti sono tritati e lasciati a macerare alcune ore, poi scaldati fino a bollitura per la solita trasformazione degli amidi in zuccheri, filtrati, fatti fermentare coi lieviti fino a ottenere il wash a 6-8% vol; distillazione continua in colonna fino a 85-90% vol. filtrazione su sabbia quarzifera e riduzione a max 40% vol. alcol.

Acquavite d’uva

Rispetto alla grappa l’acquavite d’uva è prodotta con materia prima più ricca, non sfruttata per la produzione del vino.

Si cercano uve adatte alla produzione del distillato che giungono in distilleria immediatamente dopo la vendemmia

da uve ammostate e fermentate:

l’uva è portata in distilleria senza che si scaldi, diraspata e pigiata senza spappolare la buccia

fermentazione in cisterne di acciaio sottovuoto, con lieviti selezionati

distillazione in alambicco discontinuo a vapore o bagnomaria, a 65-70% vol, si preleva un cuore alto, eliminando le code già a 55%, poi diluizione a 40-45%, rfrigeraione, filtrazione e riposo alcuni mesi in acciaio, solo a volte in legno.

Va servita fresca, 10-12°C

Grappa

Distillato italiano di vinacce, (acquavite di vinaccia) prodotta solo in Italia e non deve obbligatoriamente invecchiare

Le vinacce devono essere freschissime e pregne di liquido, quelle non fermentate (da vinificazione in bianco) sono separate dal mosto e messe in vasche di acciaio sottovuoto per la fermentazione controllata, quelle fermentate (da vinificazione in rosso) sono poste subito in alambicco.

Alambicchi continui e discontinui, distillazione al 70-75%.

Classificazione:

grappe a denominazione geografica, ottenute nelle zone geografiche indicate in etichetta (es. Grappa di Barolo, Grappa del Friuli, Grappa del Trentino etc.)

grappe ottenute da vini DOCG, DOC, IGT

grappe a indicazione geografica, per cui non sono consentite altre denominazioni a riferimento regionale

grappe di monovitigno, almeno 85% del vitigno.

Il titolo alcolometrico minimo è 37,5% vol.

Possono essere giovani, vecchia o invecchiata (1 anno in legno), riserva e stravecchia (18 mesi in legno).

Cognac

Distillato di vino, prodotto a nord di Bordeaux (dipartimento Charente), tra le colline del Limousin e del Perigord

6 zone argillose e calcaree: petit e grande champagne, borderies, fin bois, bons bois, bois ordinaires

vitigni a bacca bianca: ugni banc 90%, colombard e folle blanche da cui si ottiene un vino leggero ( 8% vol. e acidità elevata) da distillare con doppia distillazione (a ripasso) nell’alambicco charentais in rame:

prima distillazione, 95-100°C per 8-10 ore liquido bruillis al 24-30% vol

seconda distillazione, detta bonne chauffe, 12 ore cuoreal 65-72% vol

da 1000 l di vino 2 l teste, 62 l cuore, 36 l code

Invecchiamento in botti da 350 l di querce del Limousin, ogni anno 2-4% diventa part des anges, fino a max 60 anni, poi assemblaggio con almeno 40 gradi

La classificazione si basa sull’ età, il distillato più giovane determina la classificazione:

trois etoiles (2.5 – 4.5 anni)

very superior old pale (almeno 4.5 anni)

napoleon (oltre 6.5 anni)

Fine Cognac è un blend ottenuto con cognac solo di Grand Champagne min 50% e Petit Champagne

Armagnac

Più antico distillato di Francia e forse del mondo, zona della Guascogna (Bas-Armagnac, Haut-Armagnac, Ténarèze, caratterizzate dalla presenza di silicio)

Vitigni a bacca bianca: ugni blanc, colombard, folle blanche, bacco, meslier St-Francois, mauzac, producono un vino base 8% ricca acidità.

Distillazione continua alambicco armagnacais a colonna e una sola distillazione fino a 58-63%. Recentemente anche alambicchi discontinui e doppia distillazione. Invecchiamento e assemblaggio

 

Classificazione per invecchiamento del distillato più giovane:

trois etoiles (1 anni)

very superior old pale (almeno 4)

napoleon (almeno 5 anni)

Cognac

Armagnac

Il Cognac è un distillato prodotto esclusivamente nell’omonima regione situata nella Francia settentrionale.

L’Armagnac è un’acquavite distillata solo con uve provenienti dalla Guascogna.

Entrambi i distillati sono prodotti con uve di bacca bianca e in particolare con il vitigno Ugni blanc, una sorta di Trebbiano. In percentuali minori vengono utilizzati anche vitigni come Colombard, Folle Blanche e Baco.

Prodotto su scala industriale.

Prodotto in quantità limitate.

Invecchiato in botti di rovere.

Invecchiato in botti di quercia.

La regione del Cognac è divisa in sei cru (sottozone di produzione): GRAND CHAMPAGNE, PETIT CHAMPAGNE, BORDERIES, FINS BOIS, BONS BOIS, BOIS ORDINAIRES.

La zona di produzione dell’Armagnac è divisa in tre cru: BAS ARMAGNAC, HAUT ARMAGNAC, ARMAGNAC TENAREZE.

Distillazione continua. Alambicchi “chiarentais”.

Distillazione discontinua. Alambicchi in rame a ripiani.

Calvados

Ottenuto in Normandia da mele ammostate e fermentate (a volte percentuale pere) e poi da una sola distillazione continua (solo nel Pays d’Auge distillazione a ripasso)

In alcuni casi doppia distillazione in alambicco discontinuo, in altri singola a colonna. Dipende dalla zona.

Le mele più utilizzate sono: St-Martin, St-Aubin, Duret, Bendor rossa; e si raggruppano per tipologia: acidule, dolci, dolci-amare, amare.

Classificazione per invecchiamento nelle botti di legno:

trois etoiles (2 anni)

vieux (almeno 3 anni)

very superior old pale (almeno 4)

napoleon (almeno 6 anni)

Rum

Prodotto in tutta la fascia equatoriale dove si coltiva la canna da zucchero. Area più pregiata: Caraibi

Rum in lingua inglese, ron spagnola, rhum francese

Rum agricolo: il succo zuccherino chiamato Vesou, ottenuto dalla pressatura dei fusti della canna, viene filtrato, decantato e fermentato con lieviti spontanei detti caipiria, poi distillato in alambicchi discontinui.

La maggior parte dei rum è invece ottenuta dalla melassa (sottoprodotto della lavorazione dello zucchero), fermentata con addizione di acqua e lieviti e poi distillata in apparecchi a colonna continui (Rum industriale).

Ci sono rum non invecchiati, Blanco, altri con breve affinamento in legno, Paille, Superior, Gold, Carta de Oro, e altri scuri per aggiunta di caramello, Dark o Black label.

Rum Anejo invecchiato in botti di rovere e l’età è il tempo minimo nelle botti.

Cuba ron industriali leggeri

Giamaica industriali pieni di sapore

Puerto Rico maggiore produttore di rum industriale al mondo

Barbados tra i migliori in assoluto       

Tequila

Prodotta in Messico e Centro America. Cottura, macinatura e spremitura del cuore dell’ agave poco prima che spunti l’infiorescenza (dopo 7-10 anni); si ottiene l’aguamiel, il succo zuccherino cui si aggiunge acqua e si fermenta con i lieviti naturali dell’agave e distilla fino a 70-72% vol poi ridotto al 38-42%

  • Pulque atzeco: pigna di 45 kg “cotta”
  • 1200 specie di agave
    • Tequila da agave azul
    • Mezcal da altre specie
  • Classificazione:
    • Plata o Blanco o Fino, appena uscito dall’alambicco
    • Suave o Joven o Gold o Abocado, con coloranti naturali o infuse di erbe o maturate alcuni mesi
    • Reposado: 3-12 mesi in legno di querce francesi o rovere bianco
    • Anejo o Finissimo Tequila Espuela e Muy Anejo: da 18 mesi –> 5 anni

Il Tequila giovane si consuma fresco, quello invecchiato a 18-20°C

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Chiesino, Podere di Rosa

Il Podere di Rosa è una azienda agricola con annesso agriturismo in provincia di Lucca; ora, io non ho messo piede nell’agriturismo (e questo poco importa) ma soprattutto conosco poco e nulla i vini dei questa zona della Toscana, per questo ho colto la palla al balzo quando mi è stato proposto l’acquisto del Chiesino, un IGT Toscana bianco, prodotto da prevalenza di Vermentino e saldo di Trebbiano, con la ormai tipica tecnica dei cosiddetti “vini naturali”: fermentazione spontanea con lieviti indigeni, nessun controllo della temperatura, nessuna filtrazione e chiarifica.

Mi accingo quindi all’assaggio scevro da pregiudizi, la condizione migliore.

al-podere-di-rosa-chiesino-igt-toscano-biancoDenominazione: IGT Toscana
Vino: Chiesino Bianco
Azienda: Podere di Rosa
Anno: 2014
Prezzo: 12 euro

Giallo, di un dorato che già si capisce dove andremo a parare, e il naso conferma i presupposti: la leggera volatile che arricchisce e veicola i profumi di erbe di campo e di camomilla racconta di una leggera ma decisa macerazione.
Per fortuna la volatile è dosata col calibro (anche se per qualche purista sarà certamente al limite dell’accettabile,  di certo non trapana il naso) e serve solo come coadiuvante degli altri aromi; a me, ogni tanto, un vino con queste caratteristiche non spiace: basta sapere prima a cosa si va incontro e passa la paura.

in bocca ricorda la frutta leggermente acerba ma è garbato, con corpo semplice (non esile), discrete freschezza e sapidità e alcol poco avvertibile. Anche in questa fase, si capisce che ha macerato, ma è altrettanto chiaro che il produttore ha usato la mano leggera: non c’è tannino e, vivaddio, neppure quella pesantezza di bevuta che talvolta marca troppo nettamente i vini che fanno uso di questa tecnica.

Bottiglia semplice ma non banale e dal sorso facile, che consente un buon abbinamento con cibi saporiti: con me ha funzionato bene accompagnando ravioli di gorgonzola e pera.

Attenzione, perché immagino a causa dell’uso limitato di solforosa o chissà per quale altro motivo, il giorno successivo la bottiglia cambia nettamente carattere, alzando i toni e sviluppando in fretta sentori ossidativi non sgradevoli ma piuttosto evidenti.

Il bello: bevuta coinvolgente e saporita

Il meno bello: volatile un po’ al limite

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