L’accoglienza eno-turistica nel Nord Piemonte

E’ banale dirlo, ma nell’immaginario onirico dell’enostrippato medio le varie denominazioni del Nord Piemonte (Carema, Ghemme, Gattinara, Boca, eccetera) vengono ben dopo i grandi miti (Barolo, Barbaresco).
E’ un peccato, visto che capita di assaggiare prodotti provenienti da quelle zone che, con le loro caratteristiche precipue, poco o nulla hanno da invidiare alla media delle bottiglie langhette, anzi, hanno dalla loro il bonus di un prezzo spesso ben più vantaggioso.

Perché si sia arrivati a questa situazione sarebbe materia di discussioni lunghe, complesse e certo oltre le mie capacità di analisi, ma di certo il Nord Piemonte ha ancora tanto da dare: la qualità è invidiabile e gli ettari vitati sono assai ridotti rispetto al passato, quindi c’è ampio margine di crescita. Naturalmente per crescere è necessario promuovere vini e territorio e, fatto salvo che un singolo caso non può fare statistica, la mia esperienza recente in questo senso è stata disastrosa.

La faccio breve: affascinato da alcune letture e troppo pochi assaggi, decido di regalarmi un weekend in zona Ghemme – Gattinara.
Telefono per tempo ad A*******, (di cui avevo bevuto uno straordinario O**********) per concordare una visita, e la conversazione è desolante:
Io: “Buongiorno, sono un appassionato, sabato sarò in zona e volevo sapere se è possibile una visita alla cantina e magari comperare qualche bottiglia”
Voce al Telefono (d’ora in poi VaT), estremamente scoglionata: “Le dico subito che durante le visite non facciamo assaggiare i cru, al limite l’assemblaggio”
Io: “Ok, non importa, possiamo concordare una visita?”
VaT: “Ma non abbiamo neppure l’assemblaggio, non vendiamo, abbiamo finito tutto”
Io: “Ok, non importa, possiamo concordare una visita?”
VaT: “Eh, ma oggi siamo in negozio(???), la cantina è chiusa”
Io: “Come le dicevo, sarò in zona sabato”
VaT: “Eh, ma è troppo tardi, siamo chiusi”
Io: “Va bene, ho capito”
CLICK

Altra telefonata, stavolta ad A**********: una gentile signorina prende la mia prenotazione e mi fa lasciare un numero di cellulare per ogni evenienza.
Sabato mattina ho appuntamento alle 10 ma nevica con una certa insistenza e spostarsi con l’auto è difficoltoso, quindi chiamo in azienda per avvertire che ritarderò di circa 20 minuti; un signore, credo il titolare, mi risponde che non è un problema e che approfitta per fare una commissione.
Arrivo davanti all’azienda: è tutto chiuso e il telefono squilla a vuoto. Attendo per circa 30 minuti sotto la neve e provo a richiamare almeno tre volte, poi alle 11,visto che la nevicata sembra peggiorare e temo di restare bloccato mi arrendo e me ne vado. Riceverò una telefonata di spiegazioni solo verso le 11.45. Pare che il titolare non abbia sentito il telefono…

Casi sfortunati? Possibile, probabile, ma due eventi negativi su due tentativi sono una statistica poco incoraggiante; tenetene conto se avete intenzione di fare enoturismo in questa zona.

[I nomi dei produttori coinvolti sono stati omessi onde evitare spiacevoli discussioni]

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Nebbioli
Foto di Giovanni Tassara

Infondo se ci piace scrivere, ragionare e persino studiare a proposito di vini, è per serate come questa che lo facciamo: per sederci attorno a un tavolo e mentre mangiamo darci sotto con lo stappare, col parlare e magari ridere e cazzeggiare in libertà.

L’idea era tanto semplice quanto di sicuro appeal, 7 partecipanti, ciascuno porta una boccia a tema, e il leit-motiv della serata era indubbiamente intrigante: vini a base nebbiolo di annata 2001, millesimo che gode di ottima considerazione.

Ovviamente bottiglie coperte, così da non subire il malefico effetto placebo dell’etichetta e del prezzo importanti.
Ospitalità e cucina, entrambe di ottimo livello, sono state assicurate dal ristorante U Giancu.

Quello che ho capito, da questa e da altre situazioni simili, è che inevitabilmente occorre fare una scelta: o si privilegia il lato conviviale (e mi sembra doveroso), o ci si distacca per analizzare al meglio il vino. Come ovvio, io sono per la prima opzione, visto che il liquido nel bicchiere è fatto per essere bevuto e non vivisezionato…
Altra cosa che ho imparato: io sono un parvenu in questo folle mondo di eno-appassionati, e per quelli come me è facile lasciarsi influenzare da chi ha più esperienza e competenza, non c’è nulla di male, però a me piace decidere e sbagliare con la mia testa.
Il compromesso che ho messo in piedi per ovviare a questi due inconvenienti è quello di isolarmi mentalmente per i primi due o tre minuti in cui assaggio un nuovo bicchiere, concentrandomi e cercando di non ascoltare chi ho attorno e sforzandomi di scrivere alcune note al volo, sintetiche e sincere.
Poi, libertà di discussione a ruota libera e cambi di opinione se il caso, però le righe iniziali restano a far fede di quella che era la mia opinione originale, non corrotta dal confronto verbale.

A fine cena abbiamo tolto la stagnola alle bottiglie e abbiamo avuto non poche sorprese: a seguire, l’elenco di quanto bevuto nell’ordine di servizio originale (casuale), le mie note prese a bocce coperte e qualche considerazione successiva alla rivelazione delle etichette:

Gattinara Osso San Grato 2001, Antoniolo (circa 45 Euro):
Bel colore tipico da Nebbiolo, ancora molto vivo. Olfattivo ricco ed elegante, viola e scorza di arancio. Tannino presente ma dolce, gradevole. Sensazione di morbidezza e di lunghezza. Idea di vino maturo, di ottima evoluzione.
Bottiglia che paradossalmente ha convinto tutti, pur dividendo; mi spiego: a tutti è sembrato una ottima bevuta (per me uno dei due migliori della serata), ma qualcuno ha ritenuto fosse giunto al culmine e ha penalizzato il fatto che un vino a base Nebbiolo del 2001 dovrebbe avere ancora lunga vita davanti. Sicuramente in questo momento è perfetto, e il mio personalissimo parere è, che deriva da colore e freschezza, è che non sia affatto a fine corsa.

Barbaresco Rabaja Riserva 2001, Giuseppe Cortese (circa 55 Euro):
Colore decisamente più concentrato rispetto al primo campione, ma anche meno vivace. Parte molto chiuso, poi si apre leggermente ma spunta una nota etilica, di smalto, un po’ fuori scala.
In bocca è più potente e ha un tannino confuso, forte ma senza grip deciso.
Non mi entusiasma, e credo abbia già scavallato i tempi migliori.

Barbaresco Asili 2001, Produttori del Barbaresco (circa 35 Euro):
Colore concentrato ma ben vivo, olfattivo ricchissimo, floreale, spezie… arioso ed elegante.  L’assaggio è fresco, intenso, lungo e con un ottimo tannino, robusto e deciso. Bevibilità stellare.
Assieme ad Antoniolo, per me e per quasi tutti, vino della serata. Un bonus ulteriore in considerazione del prezzo favorevolissimo.

Sassella Rocce Rosse 2001, Ar.Pe.Pe (circa 28 euro):
Colore meno vivace dei precedenti, qualcosa non funziona a livello olfattivo: presenti un leggero yogurt, qualche ricordo di plastica… Anche l’assaggio non è compiuto. Vino scomposto, forse il più deludente della batteria assieme ad Oddero.

Barolo Vigna Rionda 2001, Massolino (circa 90 Euro):
Ottimo il colore, bello vivo. Olfattivo ricco e intenso, con sprazzi eterei e frutta matura.
Assaggio di bella intensità, tannino morbido e gradevole. Non troppo lunga la chiusura.

Barolo Bussia Soprana Vigna Mondoca 2001, Oddero (circa 55 Euro):
Colore molto carico, grande consistenza alla roteazione. Olfattivo strano: c’è del vegetale cotto, oliva… non pienamente gradevole.
In bocca c’è intensità e tannicità ben fatta, ma resta qualcosa di non a posto.

Barolo Bussia “Colonnello” 2001, Poderi Aldo Conterno (circa 70 Euro):
Alla vista è scuro, quasi impenetrabile, l’unghia è un po’ spenta.
Naso estremamente evoluto di cioccolato, spezie e cuoio.
Caldo, morbido, intenso, non freschissimo… lunghezza nella media. Bevibilità pesantuccia.
A me sembra giunto nettamente oltre il suo stadio ottimale, a qualcuno è piaciuto molto.

Conclusioni rapide e ovvie: serata divertentissima, in cui (giocando) si è imparato tantissimo.  Da ripetere quanto prima con una diversa tipologia di vini.

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