Live Wine 2018

Sabato 3, Domenica 4 e Lunedì 5 Marzo torna l’evento più importante dell’anno dedicato alle produzioni vitivinicole artigianali di qualità. Giunto ormai alla sua quarta edizione, il Salone ospita circa 150 cantine provenienti da tutta Italia e dall’estero, che presentano i loro vini a un pubblico di privati e operatori negli storici spazi del Palazzo del Ghiaccio di Milano.

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Live Wine 2017

Sabato di trasferta a Milano per il Live Wine, e come lo scorso anno le impressioni sono largamente positive per quanto riguarda l’organizzazione: ottimo lo spazio del Palazzo del Ghiaccio, in centro ma non troppo, quindi facilmente raggiungibile sia per chi si muove con i mezzi e sia per chi, come il sottoscritto, arriva in auto (non si corre il rischio di transitare in Area C e ci sono molti parcheggi in zona: io ho prenotato un posto auto a 10 euro per l’intera giornata).
All’ingresso c’è il graditissimo guardaroba e, cosa per me fondamentale c’è spazio: anzitutto il Palaghiaccio è molto areato, ben luminoso ed è sovrastato da una volta altissima, questo consente di non trovarsi immersi in una cappa di calore opprimente e in una bolgia di rumore quando il numero di persone inizia a salire, inoltre i banchi degli espositori non sono minuscoli e hanno una distanza decente gli uni dagli altri. Quanto sopra, in unione al gran numero di produttori presenti, permette di non trovarsi davanti a code scoraggianti dinanzi a ciascuno stand, nonostante l’importante afflusso di pubblico.
Ancora, ottimo il servizio di continuo svuotamento delle sputacchiere e le bottiglie di acqua sempre presenti ai banchetti; interessanti i seminari proposti nelle due giornate.

Gli unici appunti negativi: all’ingresso vengono consegnati il classico calice e il libricino ma manca la tasca porta-calice e nel’opuscolo sarebbe gradito anche l’elenco dei vini di ciascuna azienda (ma capisco sia complesso); gli stand del cibo sono decisamente cari e manca qualche punto di relax e di appoggio in più (tavolini e sedie).
Peccato che in vari casi a presenziare presso lo stand ci sia un distributore (o comunque un terzo) e non il produttore.
Ribadisco ad ogni modo che il salone è uno tra i più godibili tra quelli che  mi capita di frequentare, quindi complimenti all’organizzazione.

Venendo ai vini: luci ed ombre, purtroppo non poche le ultime. Preciso che mi sono dedicato in gran parte a nomi non noti e che forse anche per questo mi sono imbattuto in sorprese non piacevolissime, ma d’altronde la partecipazione ad un evento del genere serve soprattutto a sparare qualche colpo a casaccio, senza aver paura di impegnare tutte le cartucce in bottiglie ignote.
Così ho incrociato qualche francese del Languedoc con vini decisamente ossidati, un paio di alsaziani con una gamma appiattita nei confronti della finezza e un tedesco che presentava riesling di invecchiamento molto poco espressivi; poi ancora un Franciacorta eccessivamente rustico e vari produttori che presentavano vini affinati in botti scolme, e forse sarebbe stato meglio se fossero rimasti esperimenti di cantina. Infine, in almeno tre casi, ho assaggiato bottiglie palesemente non pronte, vini troppo giovani per poter essere degustati.

Detta così suona come un mezzo disastro, lo capisco, ma la realtà è diversa; ho incontrato tante belle conferme, ma visto che trovo stucchevoli gli elenchi telefonici redatti durante le degustazioni seriali, quindi  mi limiterò a riportare solo pochi nomi: Barraco mi ha impressionato con le sue sapidità, De Bartoli per la precisione e la pulizia di tutti i vini presentati, mentre Guccione mi ha stordito con un blend di due annate di Trebbiano, straordinariamente elegante.

Una volta tanto, ecco la bottiglia giusta di Pepe: in varie manifestazioni mi era capitato il suo Trebbiano con puzzette un po’ troppo marcate per poterle classificare come “corredo aromatico”. Stavolta le due annate che mi sono state servite giustificavano abbondantemente blasone e prezzo.

Infine c’è un nome su tutti che mi piace segnalare, perché è solo la seconda volta che assaggio i vini di Vigneto Altura, un piccolo produttore dell’isola del Giglio, ed entrambe le occasioni le ho vissute come vere rivelazioni.
La mia prima è stata un paio di anni fa, con il suo bianco Ansonaco Carfagna: un liquido con qualche evidente lievito in sospensione che, già sorprendente sotto al naso, in bocca diventa un caleidoscopio di succhi di frutta alcolici. Ieri ho ritrovato questo vino esattamente dove e come lo avevo lasciato: dissetante, divertente, originale.
Curiosamente, proprio un paio di settimane fa parlavo con alcuni amici di questo produttore e mi erano stati magnificati anche il suo rosato e il suo rosso: confermo che, se vi capita, valgono ben più di un assaggio distratto nella calca di una manifestazione: il rosato (da sangiovese) e il rosso (un assemblaggio di tali e tante uve diverse da essere ironicamente classificato da un amico come “Chateauneuf du Pape del Gliglio”. Di entrambi ricordo i sentori distinti di macchia mediterranea e la godibilità di bevuta: vini facili ma per nulla banali, mediterranei nell’essenza.
Alla bontà dei prodotti si aggiunge poi la semplicità garbata e amichevole del produttore, che si è prestato a quattro chiacchiere tranquillo come fossimo a casa sua, limitandosi a descrivere il frutto del suo lavoro senza cadere nella retorica naturalista e della viticultura eroica.

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LIVE WINE: Salone Internazionale del Vino Artigianale

Giunto alla sua terza edizione, il Salone Live Wine ospita circa 150 cantine provenienti da tutta Italia e dall’estero, che presentano i loro vini a un pubblico di privati e operatori nella splendida cornice del Palazzo del Ghiaccio di Milano.

Le cantine selezionate sono aziende di piccole e medie dimensioni che praticano un’agricoltura sostenibile e che in fase di vinificazione preferiscono non utilizzare additivi enologici in modo da ottenere un vino che esprima al massimo il territorio, l’annata e il lavoro dell’uomo. Una filosofia non interventista oggi sempre più condivisa e presente nelle migliori carte dei vini del mondo.

Durante LIVE WINE 2017 è inoltre possibile partecipare agli incontri e alle degustazioni a tema guidate da Samuel Cogliati, l’editore e divulgatore italo-francese responsabile degli approfondimenti del Salone fin dal suo esordio.

Da non perdere le serate LIVE WINE NIGHT. Venerdì 17 e sabato 18 nelle enoteche, ristoranti e altri luoghi selezionati della città si può approfondire la conoscenza dei vini e dei territori in compagnia dei vignaioli presenti.

 

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Live Wine Milano 2016

E’ con colpevole ritardo che scrivo e pubblico qualche riga su Live Wine; era la mia prima alla manifestazione milanese e devo dire di essere rimasto stupito dalla professionalità della organizzazione: tutto di alto livello, dal numero e dalla qualità dei produttori, proseguendo con la sede spaziosissima e luminosa, con i tanti eventi a corollario (ad esempio le degustazioni guidate), gli ottimi banchi gastronomici, il libricino con la mappa dei partecipanti, l’area riservata per la stampa, eccetera.
Ho presenziato tutto il sabato pomeriggio e, nonostante il notevole afflusso di visitatori, ancora verso le 18 c’era possibilità di degustare in maniera decente. Complimenti sinceri all’organizzazione: faccio un nodo al fazzoletto virtuale per ricordarmi di partecipare il prossimo anno e consiglierò altrettanto a chi mi conosce.

Live WinePer il resto: davvero tanti i produttori presenti nonostante che il maltempo improvviso (con tanto di nevicate) abbia reso difficoltoso il transito ad esempio dalla Francia all’Italia e aggiungo che forse per la prima volta ho apprezzato anche gli stand dei distributori presenti: sarà un caso ma perlomeno a quelli da cui mi sono fermato mi hanno servito persone che conoscevano bene i prodotti proposti e non hanno fatto rimpiangere l’assenza dei produttori, anzi è stata l’occasione di fare assaggi di vini di tipologie molto diverse, magari estemporanei ma divertenti.

Devo proprio fare i nomi di qualche produttore o vino che mi ha colpito? Gli elenchi mi annoiano e appunto li trovo riduttivi nell’economia di una manifestazione così riuscita, ma vabbè, mi limito a qualche appunto sparso con note veloci.
Dopo lunga (mia) assenza torno ad assaggiare Podversic e non posso non annotare la vitalità e la simpatia dell’uomo, che rispondeva sempre disponibilissimo e con un sorriso a tutta la folla che lo accerchiava. I vini? Tra i pochi a saper macerare in modo da mantenere facilità di bevuta e identità di vitigno e territorio (e scusate se ho scritto un termine stra-abusato e poco significativo, “territorio”).

Il Cannonau non è sicuramente uno dei vini del mio cuore, ma se capita quello di Montisci non posso fare a meno di godermelo.Live Wine

Continuo a non familiarizzare con i vini di Pepe, perlomeno con i bianchi: il Trebbiano che mi è stato servito secondo me non era del tutto a posto, ma la persona al banco mi ha confermato che era proprio lui… boh, ne deduco sia colpa mia. Ritenterò.

Il Camerlengo lo avevo assaggiato anni fa, poi non mi era più capitata l’occasione, e mi si conferma un vinone nel senso migliore del termine: pieno, caldissimo, succoso, robusto ma bevibile. Devo tentare una bottiglia a pasto invece che un semplice assaggio per capire se non sia “troppo”.

I bicchieri serviti da Corte Sant’Alda mi fanno ricordare come mi piacciono i vini della Valpolicella e come troppo poco li frequenti.

Mi sono piaciuti molto i vini Alsaziani di Geschickt, magari troppe tipologie per analizzarle a fondo in cinque minuti, ma i Riesling erano ben fatti e tipici, freschi, sapidi, capaci di invecchiamento. Più semplice ma ben godibile il Cremant.

Per chiudere, mi piace spendere qualche secondo per Chateau Tour Blanc, produttore da una zona, l’Armagnac, nota per altri liquidi alcolici piuttosto che per i vini. E’ stata una bella sorpresa assaggiare una batteria di bottiglie di millesimi e di parcelle diverse, tutte da un vitigno poco considerato (l’Ugni Blanc, il nostrano Trebbiano) e tutte di notevole interesse e, mi pare di aver capito, prezzate in maniera decisamente abbordabile.

Ancora complimenti all’organizzazione. Ci vediamo l’anno prossimo!

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