Ché, stai a rosicà pè Francone tuo?

Franco Ricci

Franco RicciPoi dice che uno si fissa sulle cose, che rimugina, che ‘sta a rosicà (visto che parliamo di Bibenda e AIS Lazio…) ma la verità e che io da quella volta del “Capodanno col botto neanche ci pensavo più all’amicone mio Francone Ricci, ma quando ti arriva la newsletter appunto di Bibenda (cito: “La Rivista nata per rendere più seducenti la cultura e l’immagine del vino, il magazine più esclusivo, la rivista che parla di vino più bella del mondo”), come fai a non ripensare che di tutto questo rutilante sciupio di carta patinata in teoria sei colpevole anche tu, umile associato AIS della profonda provincia italiana che lo splendore della capitale lo hai calpestato solo in gita scolastica?

Quale è la mirabolante novità di casa Bibenda, annunciata in pompa magna? La rivista, cito, “da oggi potrà essere “gustata” anche online! Basterà cliccare sul titolo dell’articolo che vi interessa e sarete immediatamente accompagnati nelle raffinate ambientazioni Bibenda style”.
Accidempoli! (Scusate l’affermazione: volevo adeguarmi alla prosa dandy della rivista del Francone).

Ma questo è niente, i veri pezzi da novanta della comunicazione sono la presentazione di due nuovi servizi: “BIBENDA Ricevimenti d’Autore” e “BIBENDA Grafica”.
L’autrice Paola Simonetti, allineandosi alla modestia che sembra contraddistinguere il Francone, descrive così i due nuovi settori di business di Bibenda: la prima sarà “… la proposta di un servizio catering che rispecchi tutti i criteri di eccellenza che ci hanno caratterizzato fin qui … L’eccellenza dalla a alla zeta, a partire dalla progettazione dell’evento fino alla sua realizzazione, dai luoghi più suggestivi fino ai grandissimi chef d’Italia, i più “desiderabili”, dalla scelta della mise en place ai cristalli e agli addobbi fino ai fuochi d’artificio”, mentre la seconda attiverà “un servizio di grafica, di creatività per i vostri nuovi prodotti o per rinnovare l’immagine di quelli già esistenti, dalle etichette dei vini e degli oli extravergine alla realizzazione di loghi o dell’immagine coordinata, insomma per tutte le vostre esigenze di comunicazione e design”.

Ora, seriamente: se già da prima mi sfuggiva il motivo per cui AIS dovesse legarsi mani e piedi con il business di Francone per far uscire un giornale e una guida, adesso che detta azienda diventa di fatto imprenditrice nel settore non della critica e divulgazione, ma della ristorazione (catering) e della produzione (comunicazione e design), la commistione è francamente inaccettabile.

Ma forse la cosa che più mi scoccia è lo schizofrenico e sfumato avviluppo che impedisce di capire dove finisce l’azienda e inizia la associazione, per cui il provinciale come me fatica a distinguere i contorni di AIS Roma e Lazio da quelli di Bibenda e quindi se da un lato ti becchi il Francone che ti vende i fuochi artificiali, dall’altro sul sito di Bibenda ci sono una sparata di corsi AIS meravigliosi per i quali sì che “stò a rosicà”, visto che non potrò mai frequentarli…

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Oops! he did it again

BibendaFranco Ricci l’ha fatto ancora: al dilagante, strisciante pauperismo che subdolamente insidia le fondamenta del nostro moderno modus vivendi occidentale, ancora una volta ha contrapposto la sua lucida visione neo-keynesiana nel quale lo stimolo alla domanda aggregata non viene dallo Stato ma dal consumatore di vino e caviale: l’incipit del numero 43 della patinatissima rivista di Bibenda è una folgorante asserzione di intenti: “Capodanno col botto”.

Il sottotitolo vale un puntuale pamphlet di dottrina economica: “E’ un’incitazione al coraggio. Il coraggio di un ottimismo oggi indispensabile. Il lusso è un lusso che per una volta, per l’inizio di un anno, è possibile provare con gli amici e i compagni del cuore. Le nostre istruzioni anche per i palati difficili”.

Dunque, secondo la rivista sapientemente diretta dal maître à penser romano, la via maestra per sfuggire alle “opportunistiche logiche delle tante cassandre che sguazzano e traggono profitto dalla crisi di turno” è tanto semplice quanto geniale: “vivere secondo un ottimismo realistico”.
Certo, qualche scettica cornacchia potrebbe arcuare il sopracciglio e alzare il ditino per condannare un presunto eccesso di edonismo, malsopportabile in tempi di crisi, ma il saggio consesso delle menti di Bibenda anticipa e frantuma l’obiezione: “… quello che vi proponiamo … non è una mera lista di beni di lusso da ostentare, piuttosto il massimo che ciascuna categoria di prodotto l’uomo ha saputo cogliere dalla terra o realizzare … il solo lusso presente sarete voi, unici e senza eguali.”

Ma gli esperti del New Deal Bibendesco non si limitano ad affermazioni generiche, e mettono nero su bianco la ricetta per aggredire la crisi, trasformandola (tramite la ricerca del Piacere), in roboante opportunità epicurea di rinascita e di affermazione di un Nuovo Uomo.
E leggiamoli, finalmente, alcuni dei consigli per gli acquisti proposti dai Virtuosi di Bibenda: “Tartufo bianco d’Alba: 400 euro l’etto”, “Aceto balsamco tradizionale di Modena DOP 50 anni Acetaia Malpighi: 220 euro per 100 ml”, “Zafferano purissimo di Cascia: 240 euro l’etto”, “Caviale Almas caviar Beluga del Mar Caspio: 2500 euro l’etto”, “Champagne Clos du Mesnil 2000: 1.100 euro a bottiglia”, “Romanée-Conti Grand Cru 2002: 10.000 euro a bottiglia”.
Ci fermiamo qui per non rovinarvi la sorpresa di scoprire da soli con quali materie prime armare la miccia del vostro Ottimista e Anticrisi Cenone Col Botto.

Per parte mia, ancora una volta non posso che dimostrarmi ammirato per il coraggio, la lungimiranza e la cristallina visione del mondo contemporaneo dimostrata dall’intraprendente team di Bibenda, sapientemente gudato dal visionario nocchiero Ricci.

(Certo, deve girarne di roba buona dalle parti di Roma…).

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…qu’ils mangent de la brioche

Non ho idea se voi lettori siate tipi simpatici. Non so neppure se vi piace lo champagne, ma immagino di sì.
Nel caso foste simpatici e amanti dello champagne, potreste allearvi con Bibenda per combattere la crisi!

Franco Ricci - Maria AntoniettaA me era sfuggito, ma Andrea Petrini di Percorsi di vino ha prontamente riportato sul suo sito l’imperdibile iniziativa del Direttore di Bibenda, Franco Ricci, e io lo ringrazio, perché rischiavo di perdermi la splendida opportunità di fare del bene al mio Paese, incoraggiando la ripresa con la semplice prenotazione dell’Evento dell’anno.
Del resto, cosa sono 250 Euro (o 500, camera inclusa) di fronte al luminoso futuro della Patria?

Il titolo è chiaro, così bello in maiuscolo: “A ROMA / BIBENDA AUGURI DI NATALE! INSIEME CONTRO LA CRISI”.
Non fosse stato per Petrini avrei rischiato di non far parte del coraggioso manipolo dgli “80 lettori simpatici” che per donare slancio all’economia della nostra amata Italia, il 20 Dicembre saranno disposti ad immolarsi degustando “caviale, crudi di pesce, frittini, prosciutto crudo, spaghetti cacio e pepe… e panettone”.

Tra una sganasciata di Beluga e un sorso di Champagne agguantato dal “contenitore colmo di ghiaccio”, mi vedo sin d’ora impegnato a risolvere il fastidioso problema degli esodati o lo sconveniente disagio della caduta del PIL.
Mi si arrota già la erre se mi immedesimo nella illuminata borghesia che si aggirerà corrucciata per la Sala Belle Arti, angosciata al proponimento di far fronte alla calante produttività delle nostre aziende mentre doverosamente sbocconcella distratta un boccone di sushi al suono della “famosa band Bibenda”.
Fortunatamente, a stemperare la tensione ci penseranno le “barzellette di Ubaldo”!

Maria Antonietta e il suo celebre “S’ils n’ont plus de pain, qu’ils mangent de la brioche” sono nulla di fronte allo Champagne scacciacrisi ideato da quel gran cuore del Ricci.

Che grande idea! Grazie, Franco Maria!

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Bibenda 2013: il peso della conoscenza

Bibenda

Come tutti coloro che hanno versato il dovuto obolo ad AIS, in questi giorni ho ricevuto la mattonosa guida dei vini redatta dalla blasonata associazione.
Novità: il tomo non si intitola più “Duemila Vini”, ma “Bibenda” (tralascio per carità di patria, tutto lo spiegone sugli antefatti di questa decisione: altri lo hanno fatto prima di me) e a questo giro nelle 2048(!) pagine ci sono anche la segnalazione di 1659(!!) ristoranti. Prezzo al pubblico: 44 Euro.

Guida BibendaOra, non so bene da dove iniziare e come dirlo, infondo io resto un iscritto, ho fatto il corso (che sicuramente mi ha insegnato tanto), ho  preso il diplomino di rito e credo che, dietro lo spencer, alla base dell’AIS ci siano tante ottime persone (magari ai vertici non proprio tutti, ma insomma…), ma il punto è che questa guida è un grande, magniloquente, pomposo sforzo finito male.

E’ noto che AIS ha una attenzione quasi maniacale all’immagine (esempi: quando mi sono iscritto mi hanno fatto accettare il regolamento che impone come dovrei vestirmi nel caso svolgessi un servizio, e per ricevere il diploma c’era un dress-code così rigoroso che neppure ad una cerimonia di laurea di Oxford), poi però mette online un obbrobrio di sito in cui, per dirne una, non è possibile lasciare un commento ad un articolo; ha come mission quella di “valorizzare la cultura del vino” e poi, se da un lato elogia come  come “miglior programma di comunicazione del vino” la Prova del Cuoco della Antonellina nazionale, dall’altro, per penna di un editoriale del presidente di Bidenda Franco Ricci, se la prende con quei pelandroni degli eno-blogger.
Possiamo dire che l’Associazione sembra dibattersi tra due anime, una paludata e una che vorrebbe agganciarsi al treno dei tempi; peccato spesso vinca la prima, che tende ad assomigliare ad un vecchio hotel di lusso tutto boiserie, ormai un poco fané.

Ovviamente la guida rispecchia quanto sopra: c’è la copertina rigida cartonata di colore sfarzoso e la carta di buona qualità, ci sono le schede a colori, la sezione introduttiva con un divulgativo ben fatto sul metodo di degustazione del vino e su quello Mercadini di abbinamento con il cibo, ci sono gli utili elenchi delle DOC, delle DOCG, dei prodotti DOP e IGP, ma in cambio ti becchi anche la imprescindibile, poetica introduzione del Ricci che non perde occasione per polemizzare con “certi tromboni che sull’altare del puro e pulito, inventano un vino migliore confondendo una bio vigna con la cantina ” e per dichiarare che il suo sogno “è la scomparsa delle denominazioni di origine”

Ricci a parte, il problema è il core-business della guida: francamente non ci si capacita di come si possa, ormai ad un passo dall’approssimarsi del catastrofico 21 Dicembre Maya, non appisolarsi alla lettura della decima scheda in cui si snocciolano i canonici descrittori psichedelici (un tipico esempio a pag. 281: “… fresche note di fiori di montagna, artemisia, achillea, genziana, poi fragoline ed eleganti note speziate”), accompagnati dalla usuale iconografia grappolesca; forse è per prevenire l’abbiocco che in chiusura di ogni vino recensito viene piazzato il colpo da maestro del perfetto sommelier: l’abbinamento consigliato sotto forma di perentorio ditkat  (esempio, apro a caso: pag. 285, scopriamo che il Langhe rosso di Roddolo si abbina con “Lepre al civet”. Punto. Pag. 1038: il Nectar Dei di Nittardi deve sposare “petti di pollastra allo Chambertin”. Punto e a capo. Pag. 1289: un Lacrima di Morro Mancinelli chiede “polpettone farcito”, chissà farcito di che cosa… e via sentenziando).

Surreale la scheda dedicata a Gravner: “… a chiusura della guida 2013 ci siamo accorti che dalla azienda Gravner non ci sono arrivati i campioni dell’annata 2006 … siamo saliti fino ad Oslavia, camminato insieme a lui nelle sue vigne…”.
Oltretutto i vini di Gravner sono gli unici (almeno, credo: ho sfogliato il volume ma non voglio millantare di aver letto tutto) ad essere chissà perché svincolati dall’apodittico aforisma sull’abbinamento.

Gran finale con le “recensioni” dei ristoranti: 1659 verdetti da due-righe-due ciascuno, ovviamente tutti entusiasti, visto che i locali elencati variano in punteggio da 5 Baci (“Luoghi dell’eccellenza”) a un Bacio (“Ristorazione da provare per la finezza e l’attenzione alle tradizioni”)

Giudizio critico sintetico finale: che senso ha un librone del genere?

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