Bin 128 2006, Penfold’s

Capita mai di voler provare qualcosa di davvero diverso, di aver voglia di un viaggio (intellettuale) esotico, di un safari delle sensazioni?
Più semplicemente, di voler provare qualcosa di davvero diverso, da cui non sai cosa aspettarti?
Ecco, a me è successo questo fine settimana, e me la sono cavata con 23 euro e una bottiglia di vino…

Non millanto: non conosco granché di Penfold’s, se non che si tratta di una azienda storica del panorama Australiano, risalente a fine ‘800, con una produzione notevole per numero di bottiglie e varietà di vini.
Il resto, dalla storia aziendale a tutti i dettagli relativi ai vini, mi erano ignoti e sono comunque ben spiegati nell’esaustivo sito.

bin 128Denominazione: Shiraz
Vino: Bin 128
Azienda: Penfold’s
Anno: 2006
Prezzo: 23 euro

La bottiglia che ho scelto è un Shiraz in purezza, la declinazione Australiana del Syrah, vitigno che vive i massimi fasti nella Francia del Rodano e che nella terra dei canguri trova uno dei territori di elezione, per quantità e qualità.
In questo caso la coltivazione è stata effettuata nella regione di Coonawarra, nota per un clima relativamente fresco: per questo motivo il vino dovrebbe mantenere un profilo aromatico e gustativo relativamente nervoso, non troppo seduto come a volte accade con certi vini internazionali. Affinamento in botti di rovere francese, di vario passaggio.

Colore rubino acceso, vivissimo, non impenetrabile. Al naso, una giostra di frutta matura prugna, lampone… ma soprattutto spezie (pepe bianco) e molte erbe aromatiche. Intensissimo e variegato, magari un po’ cafone, ma divertente.
Appena aperto una lieve nota ferrosa ed ematica, svanita dopo qualche ora.

L’assaggio è potente e assai intenso, ben secco e morbidissimo a causa dell’evidente tenore alcolico (scoprirò dopo che i gradi dichiarati sono ben 14,5) e immagino anche per il passaggio in legno; la struttura non è lieve ma neppure un mattone come si potrebbe temere.
Buona la acidità, il tannino è presente ma resta in sottofondo, delicato, composto.
Nel complesso il vino mostra una doppia faccia, con una entrata dolce che poi termina in un vago amarognolo da tannino.

Discreta la lunghezza, forse leggermente penalizzata dalla botta alcolica, che rende un po’ monocorde il finale.
Non vedo grande potenziale evolutivo: mi sembra un vino all’apice della sua carriera, temo che ulteriori attese possano rinforzare ancora le morbidezze che già ora sono rilevanti.

Un vino magari non particolarmente fine, forse anche dalla bevuta un po’ stancante, ma comunque di impatto e tutto sommato divertente, se preso nelle giuste dosi e soprattutto se abbinato a preparazioni strutturate, ben aromatiche e magari in umido, ad esempio carni con sughi importanti.

Il bello: olfattivo intenso e variegato, sorso potente
Il meno bello: prezzo non popolare. Un po’ troppo piacione

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